L’ origine controversa. Un’indagine sulla fecondazione in vitro – Phronesis Editore
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L’ origine controversa. Un’indagine sulla fecondazione in vitro

  • Autore: Luciano Sesta
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 620 pagine
  • ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8890147166
Confronta

Da quando, nel 1978, il primo essere umano concepito in provetta ha visto la luce, il problema della fecondazione in vitro non ha smesso di animare il dibattito bioetico, suscitando accese controversie di carattere etico e antropologico, come quella sul significato della procreazione umana, sui confini tra naturale e artificiale e, soprattutto, sullo statuto della vita nascente. Al di là delle numerose varianti della tecnica – come la fecondazione eterologa, l’utero in affitto e la clonazione, solo per citarne alcune -, nel corso del dibattito si è gradualmente imposta la convinzione che una particolare forma di intervento, che non comporli né ardite sperimentazioni né stravolgimenti delle relazioni parentali (il c.d. “caso semplice”), sia per se stessa non solo lecita ma anche lodevole, presentandosi come una mera terapia della sterilità.

Il presente saggio, attraverso una puntuale descrizione degli aspetti medici della tecnica e un serralo confronto con le principali posizioni teoriche sull’argomento, mostra che le cose non sono così lineari. Anche nella sua forma “semplice”, infatti, la fecondazione in vitro implica numerosi problemi, primo tra tutti il sacrificio di embrioni richiesto per aumentarne le percentuali di riuscita. Così, dopo aver fornito un’ampia e articolata riflessione sullo statuto dell’embrione umano, l’autore si concentra sulle procedure standard di un ciclo di fecondazione in vitro – dalle modalità extracorporee del concepimento all’ embryo-transfer -, illustrandone i risvolti moralmente più controversi. Ne discendono questioni che non riguardano soltanto le coppie sterili e i medici, ma che investono il significalo stesso del procreare umano: si tratta di un “fare” che ha di mira la produzione di qualcosa – una forma di poìesis-, o di un “agire” fine a se stesso – una forma di praxis – che. in quanto tale, non deve la sua riuscita alla capacità tecnica di ottenere un risultato esteriore? È proprio questa alternativa che, secondo l’autore, evidenzia nel modo più incisivo la posta in gioco prospettando, al tempo stesso, le linee di un’etica della procreazione. Solo se la procreazione non è un fare che produce l’esistenza dell’altro ma un agire che si dispone ad accoglierlo, ciascun essere umano viene al mondo non come il manufatto di una tèchne – che, come tale, possiede un valore inferiore a colui che produce – ma come persona tra le persone.

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